Seppur un po' troppo in ordine sparso, partono nuovi incentivi economici alle persone che scelgono di andare ad abitare nelle aree rurali in progressivo spopolamento. A tentare di invertire la tendenza dei flussi demografici dalla campagna alla città è, stavolta, la regione Sardegna. Gli amministratori regionali hanno varato una serie di piani per favorire il “ritorno in paese” sia per quanto riguarda le persone che per quanto riguarda i servizi (come negozi, bar, ristoranti) necessari affinché la popolazione rimanga una volta ritornata.
Oggetto del bonus sono i futuri residenti di uno dei 275 comuni sotto i 3mila euro sparsi in regione.
«Quelle che offriamo – ha dichiarato il presidente di Regione Solinas – sono risorse vere e certe per combattere lo spopolamento e rilanciare i Comuni più piccoli. Un fenomeno, quello dello spopolamento, che colpisce in modo particolare le aree interne del nostro territorio. Arginare questo fenomeno e invertire il segno dei flussi demografici costituisce per noi una priorità che, oggi più che mai, dopo oltre due anni di pandemia e alla luce degli attuali scenari economici, deve necessariamente passare dal sostegno alle famiglie».
Il focus di questi aiuti economici sono i piccoli paesi sotto i tremila abitanti presenti all'interno del territorio sardo.
I contributi sono diversi, vediamoli insieme.
Un primo incentivo potrà essere destinato a coloro che trasferiscono la residenza in uno di questi comuni sotto i 3mila abitanti (anche per coloro che al momento risiedono fuori regione). Il contributo viene concesso nella misura massima del 50% della spesa e comunque per l'importo massimo di 15mila euro. In molte aree della Sardegna interna, 30mila euro sono più che sufficienti per portarsi a casa una casa pronta da abitare. Conti alla mano, chi sceglie questa opzione acquista una casa di proprietà pagando di tasca propria appena 15mila euro, meno di una Fiat Panda senza accessori.
I soliti 15mila euro sono quelli necessari a pagare un affitto medio per circa tre anni, mentre qui si potrebbero investire in una casa di proprietà che rimane di proprietà.
Non è finita con i bonus: un altro filone contro lo spopolamento è il supporto economico per chi vuole aprire un'attività in un piccolo comune, con la solita soglia dei 3mila abitanti.
Anche qui, per ogni nuova attività aperta e ogni trasferimento di attività è prevista l'erogazione di un contributo a fondo perduto pari a 15mila euro, che diventano 20 mila qualora si incrementi l'occupazione con nuovi dipendenti assunti nella propria attività.
Insieme a questa misura ce n'è un'altra, più sottile, di un contributo nella forma del credito d’imposta fino al 40% delle imposte versate, così da pagare meno tasse per rimanendo dentro le regole.
C'è ancora un ultimo bonus da considerare nell'equazione “tornare in paese” ed è quello rivolto ai bebè delle famiglie nei comuni sotto i 3mila abitanti. La regione Sardegna consentirà alle famiglie, anche composte da un solo genitore, di ricevere un assegno mensile di 600 euro per il primo figlio nato, adottato o in affido pre-adozione nel 2022, e di 400 euro per ogni figlio successivo fino al compimento del quinto anno d’età.
Sulla carta ci sembra ci sia tutto: un contributo economico per pagare la casa nuova, un contributo per allargare la famiglia (seppur risibile rispetto al costo di far crescere un bambino ma comunque apprezzabile) e contributi per riportare aziende e attività sul territorio. Non siamo così convinti che questo andare “in ordine sparso” nelle iniziative regione per regione sia effettivamente una buona idea, ma la riforma del Titolo V della Costituzione è ormai roba di più di 20 anni fa e ci sembra inopportuno fare dietrologie.
Plaudiamo l'iniziativa con la speranza che anche altre regioni seguano quanto fatto dalla Sardegna.