Lo scorso 22 luglio la temperatura media giornaliera globale ha toccato 17,16 gradi, il dato medio più alto di sempre. A rilevarlo è stato il “Copernicus Climate Change Service”, il cui archivio arriva fino all'anno1940. Anche i giorni prima e dopo, il 21 e il 23 luglio, avevano superato il record precedente che risaliva ad appena... l'anno prima, ovvero il 6 luglio 2023.
A tal proposito si è espresso anche Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. «Questo pianeta sta diventando più caldo e pericoloso che mai. Quella sperimentata da miliardi di persone è un’epidemia di calore estremo, con temperature che superano i 50 gradi Celsius in sempre più zone del globo». Una condizione capace non solo di creare malessere e problemi di salute ma anche di devastare economie, ampliare disuguaglianze e minare gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Non solo: il caldo uccide.
Le Nazioni Unite stimano che nel mondo quasi mezzo milione di persone rimanga ucciso dal caldo estremo ogni anno. Sono circa 30 volte di più delle vittime dei cicloni tropicali.
Celeste Saulo, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), riporta altri record recenti fatti registrare nel mondo. «Oltre ai tre nuovi record di temperatura giornalieri globali, abbiamo assistito a record di temperatura mensili per 13 mesi consecutivi. Almeno dieci nazioni hanno registrato temperature superiori a 50 gradi in più di una località, solo quest’anno. Il Pianeta ha la febbre, una brutta febbre».
«Il mondo ha bisogno di una strategia per affrontare il caldo – sottolineano dalle Nazioni Unite – che serva a mobilitare i governi, i decisori politici e tutte le parti interessate ad agire, prevenire e ridurre il rischio di caldo; ad aumentare la resilienza al caldo; a gestire le crisi di caldo estremo; e a mitigarne gli impatti peggiori. Prima ce ne accorgiamo e meglio sarà».
L'impatto del caldo estremo sulla salute
L'impatto delle morti dal caldo colpisce in particolar modo l'Asia (45% delle vittime) e l'Europa (36%). In base ai dati emersi dalla seconda edizione del rapporto a cura di Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, nell'arco di 30 anni, dal 1990 al 2022, si è registrato un aumento del 9% dei decessi legati al caldo. Aumento che tocca l'11% nell'Europa meridionale, inclusa l'Italia. Un altro dato preoccupante riguarda il numero di giorni di caldo estremo, cresciuto in sud Europa del 41% nello stesso lasso di tempo.
Eventi estremi, perdite estreme
Più caldo significa più energia da smaltire. Lancet, nel suo report 2024, ha sottolineato come gli eventi estremi legati al clima in Europa abbiano comportato una perdita economica stimata di 18,7 miliardi di euro. A far e la voce grossa in questa statistica sono i temporali distruttivi, le grandinate e i tornado. Queste perdite rappresentano lo 0,08% del Pil europeo e il 44,2% di queste (8,2 miliardi di euro) non erano assicurate.
Salire di quota: il modo più veloce per respirare
Nei paesi d'Europa che si affacciano sul Mediterraneo salire di quota è sempre una buona soluzione per sfuggire dalle fasi di caldo intenso. Salendo di quota altimetrica, infatti, la sensazione di caldo diminuisce per una serie di ragioni legate principalmente ai cambiamenti nella pressione atmosferica e alla composizione dell'aria. In media, la temperatura cala di 0.6 gradi ogni cento metri di altitudine.
Per ritornare al clima che si viveva in pianura 40 anni fa in Italia basta stabilirsi sopra i 400/500 metri di quota. I pomeriggi estivi torneranno ad essere caldi ma non estremi (e talvolta al limite dell'invivibile) come in questi ultimi anni.