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Campo Tizzoro, nel comune di San Marcello-Piteglio, è famosa per le sue memorie storiche connesse alle vicende belliche. Identificata come probabile sito di svolgimento della battaglia tra il fuggitivo Lucio Sergio Catilina e le legioni del tribuno Marco Petreio nel 62 a. C. (ne narra Sallustio, ma non esistono certezze archeologiche), il luogo è invece sicuramente il sito dove sorse nel 1911, e dove ha svolto la propria produzione fino al 2006, la SMI (Società Metallurgica Italiana).

Principale industria italiana per il munizionamento durante il periodo bellico, integrò la produzione bellica con la lavorazione di profilati metallici durante i periodi post-bellici. Questo esempio di archeologia industriale circondato dai boschi nel cuore dell'Appennino è notevole per due aspetti: una è la creazione del Museo nel 2010, che documenta in sale tematiche l'evoluzione della produzione metallurgica dell'impianto industriale e - unici in Europa per estensione e stato di conservazione - i rifugi antiaerei sotterranei.

Si tratta di una rete di cunicoli sotterranei che si estende per più di due chilometri sotto l'area di Campo Tizzoro, la cui realizzazione iniziò nel 1937. I cunicoli scavati ad una profondità variabile, dai 15 ai 30 metri sottoterra nella viva roccia, erano stati progettati e realizzati per resistere ai più intensi bombardamenti aerei. Il loro preciso compito era quello di mettere in salvo i lavoratori della fabbrica e le loro famiglie - gli accessi erano distribuiti anche nel villaggio costruito intorno alla fabbrica - in caso di allarme aereo.

Oggigiorno è possibile effettuare visite guidate al Museo e ai rifugi sotterranei. Per sapere modalità e orari basta consultare il sito web https://www.irsapt.it/it/smi/musei-e-rifugi-s.m.i/ . La durata di una visita è di circa un'ora e mezzo, estremamente istruttiva ed emozionante.
Durante la bella stagione è possibile anche la visita alle postazioni antiaeree esterne alla fabbrica, la visita al villaggio Orlando (il villaggio che ospitava lavoratori e famiglie  che prese il nome dell'illuminato imprenditore che impiantò la SMI) e alla Chiesa di Santa Barbara.

Visitare il sito è un'esperienza preziosa. Permette di comprendere le condizioni di vita di persone che lavoravano durante il terribile periodo della guerra,  e di comprendere come una famiglia imprenditrice potè occuparsi in modo modernissimo per l'epoca del welfare del territorio. Oltre alla sicurezza, infatti, si preoccupò di realizzare una mensa, scuole, un istituto professionale. La stessa famiglia si preoccupò anche di garantire le attività sportive dei ragazzi. Tutto questo permette, cosa assolutamente significativa, di comprendere, ai nostri giorni come valorizzare un sito industriale dismesso e di armonizzarlo in modo intelligente con il magnifico ambiente circostante.


 

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