Dedicato a chi abita o vuole tornare a vivere in collina o in montagna
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L’8 settembre non costituisce soltanto l’avvicinarsi del ritorno a scuola per gli studenti, né la fine delle agognate ferie per molti lavoratori. Lo scorso mercoledì, infatti, gli abitanti di San Marcello Pistoiese hanno festeggiato il loro patrono dando vita all’annuale festa di Santa Celestina. Alle ore 17.00, turisti e paesani si sono dunque riuniti in Piazza Matteotti per il lancio di una enorme mongolfiera. Sì, esatto: una tradizione, questa, che oltre a testimoniare un’affascinante usanza portata avanti con fatica da valorosi volontari, rappresenta anche un momento goliardico in cui riunirsi e ritrovarsi, seppur oggi con le dovute distanze anti-contagio.


Il lancio della mongolfiera, costruita dai paesani con strisce di carta orizzontali nei colori verdi, bianche e rosse, rimanda al primo volo del gigante pallone (la cui data precisa non è conosciuta) in epoca ottocentesca, quando i fratelli Cini conobbero il figlio di Joseph Montgolfier il quale donò alla Montagna pistoiese una formula per produrre palloni di carta ad aria. La mongolfiera, costruita oggi da mani di ogni età che lavorano mesi per raggiungere il finale risultato, viene dunque fatta innalzare dal suolo della piazza durante la festa di Santa Celestina. Secondo la tradizione, il campanile deve esser considerato come riferimento del volo: se questo viene superato dal grande pallone ad aria, si pensa sarà un anno prosperoso per tutti! Se così non accade…ahinoi!                         


Giustificato quindi il naso all’insù e l’emozione del momento: un evento sentito, che tuttavia pare aver raccolto questa edizione non poche polemiche social. Nei gruppi Facebook inerenti la montagna pistoiese (in particolare il frequentato Sei di san marcello pistoiese se..) le “fazioni” principali si sono divise in “pro-evento” e “contro-evento”. Il primo gruppo sostiene la possibilità di condurre ancora oggi manifestazioni seppur con i dovuti accorgimenti da pandemia; il secondo, lamenta un aggregamento che poteva essere evitato o, comunque, rimandato al prossimo anno. Il lancio della mongolfiera, inoltre, è stato da alcuni classificato come “non buono”: “si gonfiava e sgonfiava, piegata su sé stessa come se fosse in preda a dolori”, si legge. “Ha sentito l’Inno di Mameli e ce l’ha fatta ad innalzarsi”, scrivono.



Purtroppo, dopo poche decine di metri, il grande pallone ad aria si è rotto. “Qualcosa è andato storto nella sua costruzione!”, tuona qualcuno; qualcun altro (per fortuna) difende il prezioso lavoro di chi ogni anno ha ben cura che tale festa paesana non venga dimenticata. Si sottolinea la buona riuscita, nonostante il breve volo: d’altronde, quasi 160 ore a tagliare ed assemblare (un procedimento che ha coinvolto i volontari nel desiderio di dare alla montagna una giornata vitale) è un’attitudine che merita plausi a prescindere dal risultato finale. Così come un plauso lo meritano tutti colori che ancora oggi proteggono le tradizioni unendo grandi e piccini sotto lo stesso cielo.


Sono eventi, questi, che contribuiscono ad incentivare il turismo e ad evitare quella condizione di spopolamento (e a volte anche desolazione) che purtroppo colpisce molte aree montane. Sterili, dunque, sono definite dai più le lamentele volate sul web: e menomale, perché di persone che si battono per il proprio paese ne abbiamo ancora estremo bisogno. Tra i soliti brontoloni e chi si indigna, c’è poi un fatto che rimane oltre tutto, ad “azzittirci”: quello che la sfiga, grazie al passaggio sopra il campanile, per quest’anno è stata superata. E viste le condizioni recenti, non è cosa scontata!

 

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