Ormai non si contano più le situazione di clima totalmente fuori controllo in Europa e in Italia. Per accorgersi di cosa parliamo basta guardare fuori dalla finestra: piante in fiore, bagnanti sulla spiaggia, qualcuno fa addirittura il bagno, maniche corte durante il pomeriggio d'obbligo anche al nord. Fiumi? In secca. Neve sulle Alpi? Assolutamente nessuna traccia: la Coppa del Mondo di sci non può procedere perché a Cervinia e Zermatt, due stazioni sciistiche intorno ai 3mila metri di quota, non c'è traccia di neve o di temperature che possano permettere l'innevamento artificiale. Sono già saltate ufficialmente anche le gare del 5 e 6 novembre e, al momento, non si vede via di risoluzione.
Qualcuno, in modo un po' superficiale, ha esultato per questa “ottobrata” infinita, che ha portato le temperature in pianura e in montagna più vicine a quelle di metà giugno che a quelle di metà autunno. Un clima, invero, gradevolissimo se il calendario non dicesse fine ottobre/inizio novembre. «Questo caldo è benedetto, non dobbiamo accendere nemmeno i riscaldamenti» si sente dire. Certamente, visto così il discorso non fa una piega. Il prezzo da pagare per questo caldo fuori stagione, però, rischia di essere molto più caro di quello delle bollette nell'era del caro-energia.
Un esempio? Domenica nella Francia del nord si sono scatenati almeno sei tornado di media/forte intensità (scala F2 e F3 Fujita): uno di questi ha devastato il paese di Bihucourt, con la quasi totalità delle case danneggiate parzialmente o gravemente. Secondo le mappe radar del servizio meteorologico francese, il vortice formatosi sul paese ha avuto un cono di 200 metri, ha percorso 20 km ed ha raggiunto venti superiori ai 250 chilometri all'ora. Cosa c'entra il tornado francese con il caldo italiano fuori stagione? I due eventi, invece, sono strettamente collegati: nei giorni precedenti al tornado, quella zona della Francia era stata interessata dalla stessa ondata di caldo che aveva colpito la nostra Penisola, con temperature sopra la media di 12/14 gradi per giorni. Da noi quell'ondata non si è ancora interrotta.
A differenza del nostro paese, invece, la Francia del nord è risultata essere molto più esposta ai venti instabili e umidi proveniente dall'Oceano Atlantico: è bastato uno spiffero di aria instabile da nord ovest arrivato sulle pianure francesi domenica per generare temporali e tornado, proprio come succede nelle Grandi Pianure Americane. Lo scontro di aria fresca e instabile (la cui presenza in Europa sarebbe totalmente normale in questo momento dell'anno) e l'aria calda e umida presistente sul continente europeo (tipica di luglio/agosto, molto meno per novembre) sono il set ideale per la formazione di eventi estremi: grandinate, downburst, tornado e alluvioni. In Francia, dunque, ci sono stati i tornado.
Il rischio maggiore in autunno, nel nostro paese, è forse invece proprio quello delle alluvioni. Il Mar Mediterraneo conserva temperature quasi estive in superficie: se si dovessero attivare venti atlantici in grado di arrivare fin sul nostro territorio, evento normalissimo per l'autunno, dobbiamo prepararci nuovamente a fenomeni potenzialmente estremi anche in Italia. La speranza è che le temperature calino gradualmente, senza “schiaffoni” di venti atlantici che porterebbero alla genesi di perturbazioni estremamente instabili e pericolose, specialmente sul lato tirrenico più esposto ai venti da ovest.
C'è da sperare in un calo graduale delle temperature superficiali marine e terrestri, magari grazie a secchi venti di tramontana che non sono portatori di temporali o fenomeni estremi nella maggior parte dei casi. Sarebbe il modo ideale di disperdere l'energia legata al surpus di calore presente nell'aria. Per ora, è proprio il caso di dire, si naviga a vista: fino ad inizio novembre almeno, l'alta pressione non sembra voler fare marcia indietro in Italia, continuando a regalarci (o a condannarci?) a questo inquietante caldo fuori stagione.
L'energia così continuerà ad accumularsi e a noi non resta che sperare che essa venga dispersa senza l'innesco di fenomeni estremi. Oltre a questo, per l'ennesima volta occorre fare i conti con la realtà: il clima sta cambiando e lo sta facendo incredibilmente veloce.